Lunar Remastered Collection Recensione

La nostalgia è una brutta bestia. È una palla di seta e spine, che ci coccola giusto il tempo che serve, per poi pungerci nel confronto fra i ricordi e la realtà. Ecco, di Lunar io non avevo nostalgia.

La saga iniziata nel 1992 con Lunar The Silver Star e continuata due anni dopo con Lunar Eternal Blue era in fondo uscita per Sega Mega Drive, console che avevo ma in un momento della mia vita nella quale i JRPG nemmeno sapevo cosa fossero, a differenza del mercato giapponese che ha visto il primo Lunar come il gioco più venduto sulla console, seguito da Snatcher di Konami e, al terzo posto, Lunar 2 stesso.

Il titolo di Game Arts e Studio Alex ha quindi un doppio valore e potere, ai miei occhi: quello di regalarmi una versione migliorata di due JRPG storici che non ho potuto esperire al tempo, e la possibilità di aprirmi una finestra verso il “game design che era”, quelle scelte che nel tempo sono state magari lasciate indietro, dismesse o evolute, nell’arrivare ad oggi, dai Sea of Stars ai Clair Obscur, dai Final Fantasy VII Rebirth ai Chained Echoes.

Ad esperienza conclusa, con alle spalle 80 ore di gioco e un platino, sono pronto a tirare le somme di queste due rimasterizzazioni.

Lunar Remastered Collection Recensione

Data la sottigliezza del comparto narrativo, giustificata dall’età dei titoli e, lo confesso, meno pesante in Lunar Eternal Blue, voglio toccare per prima proprio la trama. In entrambi i titoli siamo in fondo il protagonista del risveglio dell’eroe campbelliano, un ragazzo comune che, per inseguire un sogno nel primo Lunar e per scoprire l’amore nel secondo, si ritrova a dover diventare leggenda, a trovare 4 draghi ancestrali dai poteri inenarrabili e sconfiggere pericoli magici apparentemente invalicabili.

Tutto inizia sempre da un eroe che ancora non sa di esserlo
Tutto inizia sempre da un eroe che ancora non sa di esserlo

Nel farlo siamo accompagnati da vari altri personaggi, ognuno interprete di un ruolo RPG ben preciso, dal tank, al mago bianco, all’healer. Se nella prima metà di Lunar Remastered la linearità della storia si riflette nella linearità di utilizzo dei personaggi, che ci accompagnano quasi ininterrottamente per tutte le 20 ore di gioco, in Lunar 2 c’è una piacevole natura dinamica a governare il party, con personaggi che vengono e altri che vanno praticamente in ogni capitolo.

La caratterizzazione di Luna, Alex e comprimari nel primo Lunar è, come c’è da aspettarsi, molto all’acqua di rose, con motivazioni molto leggere e character arcs prevedibili. Il secondo Lunar si concede un po’ più maturità, fallendo comunque nel tentativo di meglio delineare il mondo attorno ai personaggi, ma migliorando di molto la resa emotiva e caratteriale di chi accompagna invece Hiro e Lucia, i protagonisti, appunto, di Eternal Blue.

Tutta questa recensione, l’avevo promesso, usa la nostalgia come chiave interpretativa del “prodotto” Lunar Remastered Collection, ed è per rispettare questo vincolo autoimposto che non posso che apprezzare l’evidente evoluzione e la percepibile maturità che il giocare questi 2 titoli uno dietro l’altro mette in bella vista. Lo si potrebbe non percepire nelle parti più infantilmente ingenue (alcuni Bromidi sguazzano ambiguamente nell’idolatria di… beh, minorenni), ma non ho faticato a percepire il salto di due anni fra Lunar Silver Story e Lunar Eternal Blue.

La nostalgia colpisce più efficacemente in un altro momento, però, ossia quando, nel primo Lunar, parte la prima cutscene. Tutte le cutscene dei due Lunar contenuti in questa collection sono infatti dei brevissimi anime, doppiati e dall’impronta narrativa coraggiosa per la sua portata, ben oltre i limiti di quello che nella metà degli anni ’90 poteva essere un JRPG. Il primo impatto è stato molto strano, ma nel proseguire della storia ho sempre particolarmente apprezzato questi intermezzi.

Le cutscene anime si cibano della nostalgia di chi gioca
Le cutscene anime si cibano della nostalgia di chi gioca

Linearità e imprevedibilità

Se lo spessore dei personaggi è piuttosto impercettibile nel primo Lunar e un po’ più consistente nel secondo, Lunar Remastered Collection mostra nuovamente una natura duplice e mette in evidenza il percorso, soprattutto ludico, del team di sviluppo fra i due titoli.

Nel primo Lunar i personaggi rimangono con noi praticamente per tutto il gioco, con rarissime eccezioni; nel secondo, invece, i nostri compagni se ne andranno e torneranno in modo abbastanza imprevisto. È una scelta prima di tutto meccanica e ti tiene sempre in allerta, costringendoti a cambiare strategie tra un capitolo e l’altro, ora affidandoti ad un personaggio tank, ora usando magie sulla distanza.

Anche i nemici stessi sono in grado di richiedere brutalmente approcci diversi, con mob intoccabili dal danno fisico, altri micidiali se non presi con la giusta strategia, e boss capaci di causare un team wipe senza troppi sforzi. A darci una mano c’è il posizionamento dei nostri personaggi, organizzabile quando non siamo in battaglia, che ci permette di posizionare i nostri eroi su una sorta di griglia, e dal quale dipende spesso l’efficacia degli attacchi nemici.

Nel caso di mob numerosi, infatti, conviene spesso spingerli a raggrupparli, così da colpire più nemici con una sola magia, ma in Lunar Remastered Collection ogni strategia che possiamo eseguire noi la possono eseguire anche i nostri nemici: sono tanti i mob, e parecchi anche i boss, che sfrutteranno a loro vantaggio ogni nostro piazzamento sbagliato, punendo i nostri errori e spingendoci ad usare magie e oggetti di cura o, nel peggiore dei casi, di resuscita.

Anche l'aspetto estetico di personaggi e nemici dimostra l'abilità nell'utilizzo delle risorse del team di sviluppo
Anche l’aspetto estetico di personaggi e nemici dimostra l’abilità nell’utilizzo delle risorse del team di sviluppo

Posizionamento e distanza dal nemico sono complessivamente aspetti che non mi aspettavo di dover prendere in considerazione, in un titolo della metà degli anni ’90, e che mi hanno offerto diversi spunti analitici sui JRPG a turni moderni e su quanto, a costo di dare in parte ragione alle voci più tossicamente nostalgiche dei presupposti bei tempi che furono, si fosse in grado di sperimentare e iterare con più facilità, in passato, svincolati da grafiche spaccamascella e budget dai troppi zeri.

A venire incontro all’utenza meno smaliziata – e non mi vergogno a dire che così è come ho giocato la quasi totalità delle 80 ore passate su Lunar Remastered Collection – c’è l’opzione di far combattere l’IA, perfettamente sinergica con la possibilità di velocizzare fino al 2x la velocità del combattimento. Ovviamente non è una funzionalità che vi permette di lasciar andare da solo il gioco, sia chiaro, tanto che 2 boss del primo Lunar e tutti i boss dalla metà in poi di Lunar Eternal Blue mi hanno richiesto spesso di interrompere l’intervento della funzione di combattimento automatico per cambiare il piazzamento dei personaggi, o usare un oggetto di ricarica dell’MP di uno degli eroi.

Far tanto con “poco”

Un combat system non esiste senza un qualcuno sul quale sfogarlo e il bestiario di Lunar Remastered Collection titilla le parti più da producer del mio io game dev. Ogni singolo asset dei personaggi è utile ad una lettura immediata di chi stiamo interpretando o incontrando, ma i nemici con i quali ci scontreremo sono il perfetto equilibrio fra numero di pixel e leggibilità.

Combinando questo aspetto con l’importanza, alla quale mi riferivo prima, del posizionamento del nemico rispetto a noi e viceversa, ecco che si aggiunge un’ulteriore livello di profondità al combat system: dall’animazione del nemico possiamo capire che attacco sta per fare, una volta che ovviamente ne abbiamo subito il colpo la prima volta.

Una volta che saremo di almeno qualche livello sopra al nostro nemico (cosa che succede solo con i boss, in Lunar 2, e solo dopo il livello 50 in Lunar 1) potremo rischiare e ignorare i pattern, ma persino con il combattimento automatico attivo non mi sono mai sentito troppo tranquillo, almeno finché non ho grindato fino al livello 60 in endgame.

In Lunar Remastered Collection la progressione dei livelli è molto lineare ma gli equipaggiamenti regalano qualche sorpresa
In Lunar Remastered Collection la progressione dei livelli è molto lineare ma gli equipaggiamenti regalano qualche sorpresa

Avendo sempre odiato con tutto me stesso gli incontri casuali nei JRPG, provo piacere nel dire che Lunar Remastered Collection è stato innovativo anche in questo: i mob sono visibili nella schermata di gioco. La cosa che potrà farti arrabbiare, però, è che se in Lunar Silver Story potremo correre abbastanza da riuscire a evitare alcuni mob più lenti, in Lunar Eternal Blue la corsa funziona solo per un paio di secondi e poi va in cooldown. Non posso spiegarti completamente l’odio per questa scelta, e nemmeno riesco a trovarne una giustificazione, dato che l’evitare i mob è già punitivo per sé, considerando che non combattere significa non livellare.

Più gradevole è invece lo sforzo per quanto riguarda gli equipaggiamenti: in Lunar 1, infatti, sconfiggendo ogni mob sulla nostra strada prima di raggiungere la prossima cittadina ci ritroveremo sempre con i soldi giusti per comprare nuovi pezzi di equipaggiamento, indossarli e poi vendere quelli ora sottolivellati. In Lunar Eternal Blue ho invece notato più avarizia nella concessione di danari tra due “punti sicuri”.

Ho invece apprezzato come alcuni pezzi di equipaggiamento ti chiedano di scegliere che strada prendere con il personaggio che può equipaggiarli: stiamo parlando di scelte semplici, come l’optare per un casco con più range ma con meno potenza magica, o uno che ci potenzia gli attacchi magici ma ci riduce la loro portata, però si tratta di quel tocco di speziato e imprevedibile che non guasta, in un’avventura altrimenti lineare.

Nord Sud Ovest Est

Persino l’esplorazione in Lunar Remastered Collection perde linearità nel passaggio dal primo titolo al secondo, con l’introduzione di un mezzo di trasporto, in Eternal Blue, utile non solo a riesplorare zone già scoperte, ma soprattutto ad affrontare la manciata di dungeon post-endgame.

Le mappe sono essenziali nell'esprimere i luoghi chiave di Lunar e Lunar 2
Le mappe sono essenziali nell’esprimere i luoghi chiave di Lunar e Lunar 2

La mappa in sé è, in entrambi i giochi, essenziale nel conveire la grandezza del mondo, e la struttura ripetuta di zona sicura – zona di pericolo con nemici – zona sicura è confortante nei suoi ritmi e nelle aspettative che crea nel giocatore. Le sezioni più bastarde sono nascoste nei dungeon post-endgame di Lunar 2, infatti, antitesi di un Lunar 1 che non ha un vero e proprio endgame.

La distribuzione, frequenza e aggressività dei nemici è sempre ben proporzionata al nostro livello e alla complessità dell’ambiente che stiamo affrontando, e solo nel primo vero boss di Lunar Silver Story e negli ultimi di Lunar Eternal Blue ho percepito di essere leggermente sottolivellato rispetto a quello che il gioco sembrava pretendere da me.

Se anche tu, come me, sei malata/o di trofei, sappi che per il platino, che è uno solo per l’intera collection, dovrai forzatamente seguire una guida: entrambi i titoli hanno infatti un tipo di collezionabili, i Bromidi, che ti richiederanno di interagire con dei personaggi specifici in momenti specifici del gioco, perdendo la possibilità di ottenerli se si va troppo avanti con la storia. Nella seconda metà di questa Lunar Remastered Collection, inoltre, dovrai affrontare tutti i dungeon opzionali endgame per sbloccare il vero finale. Nulla di impossibile, ma mettiti nell’ordine delle idee di passare molto tempo su Lunar Remastered Collection.

Alcuni boss vanno affrontati con calma e studiando i pattern di attacco
Alcuni boss vanno affrontati con calma e studiando i pattern di attacco

Lunar Remastered Collection Recensione – Conclusioni

Il valore nostalgico è solitamente l’ultima cosa che considero nella mia valutazione di un remake o remastered di un gioco “vecchio”, ma Lunar Remastered Collection vive di nostalgia, ma non quella canaglia che ti fa ricordare le cose migliori di com’erano, piuttosto di quella rispettosa dei tuoi ricordi – anche per chi, ironicamente, quei ricordi non li ha mai creati – e che ti mostra quanto le cose siano cambiate, nel tempo, e quanto, solo in alcuni casi, guardare a chi l’innovazione la perseguiva e non la reiterava.

Con un combat system dalla profondità inaspettata per due titoli della metà degli anni ’90, un uso sapiente della pixel art, un grado di difficoltà gestibile e commisurato per la quasi totalità dell’esperienza, e quasi due ore di cutscene anime fra i due giochi, Lunar Remastered Collection è una duologia di JRPG che chiunque ami il genere deve avere nella propria collezione. C’è fretta di recuperarlo? Non credo, ma è assolutamente un titolo che credo debba essere vissuto, consapevoli del tempo che è passato e grati di come il vecchio riesca a sapere, anche solo per un morso, di nuovo, se è passato abbastanza tempo.

Lunar Remastered Collection è disponibile a 50€ su PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox One e Series, PC, e Nintendo Switch.

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