Nella cornice del Comicon Napoli 2025, che si è tenuto lo scorso week end, ho avuto l’incredibile onore di fare quattro chiacchiere con una leggenda del game design, con la mia intervista a Yuji Horii.
Intervista a Yuji Horii | Il papà di Dragon Quest in visita a Napoli
Devo ammettere che quando ho letto il nome di Yuji Horii tra gli ospiti del Comicon Napoli 2025 non potevo davvero credere ai miei occhi; com’era possibile che il papà dei JRPG in persona fosse ospite del festival partenopeo quando non si era mai visto neanche a Lucca Comics & Games e non aveva inoltre nulla di importante da annunciare?
Non sono riuscito a dare una risposta a questa domanda, ma non mi interessava neanche troppo in realtà perché alla fine l’importante è che stava succedendo davvero, e non avrei mai potuto rinunciare a questa opportunità. Con un misto di euforia e timore mi sono quindi presentato nella location designata in cui si sarebbe tenuta l’intervista, l’Hotel Palazzo Esedra di Napoli, all’interno della Mostra d’Oltremare dove si tiene il festival.
Lui era lì, davanti a me, in una sala conferenza con una decina circa di posti a sedere; e con mia grande sorpresa non c’erano molti altri giornalisti e l’intera sessione è stata quindi abbastanza intima e piacevole. Ho avuto l’opportunità di partecipare a quella che viene definita roundtable, ovvero un’intervista di gruppo, per poi avere un paio di minuti con il Sensei per una video intervista privata.

Le domande: L’evoluzione del game design dagli anni 80 a oggi
Il papà di Dragon Quest, e probabilmente dell’intero genere dei JRPG, è una persona un po’ particolare, molto composta e non eccessivamente espansiva; alla maggior parte delle nostre domande infatti ha risposto in modo generico e a volte criptico, come per non far trapelare nulla che “non avrebbe dovuto dire”.
Conoscete probabilmente già tutti la questione del possibile remake di Chrono Trigger emersa proprio in occasione di un panel dell’autore tenutosi il pomeriggio stesso, che è stata frutto di una traduzione forse un po’ approssimativa di un commento non proprio cristallino del game designer giapponese.
L’intervista ha toccato diversi aspetti del lavoro dell’autore, dalla sua vita personale al modo di lavorare, dal suo contributo nel plasmare un intero genere alle nuove possibilità offerte dalle tecnologie moderne. Ecco quindi di seguito tutto ciò che è emerso dall’intervista a Yuji Horii.
Horii-San, sappiamo che prima di intraprendere la carriera da game designer è stato uno scrittore freelance. Come ha capito che questa era la sua strada? Come si è avvicinato al mondo dei videogiochi?
A dire la verità, una volta conclusa la mia carriera da scrittore, inizialmente volevo puntare sul settore dei manga e diventare mangaka, infatti ho prodotto alcune tavole e piccoli lavori che non sono molto conosciuti. Poi in quello stesso periodo ho scoperto le potenzialità del pc e ho capito che avrei potuto raccontare storie in questo modo, sfruttando la tecnologia e non solo carta e penna.
A questo punto Horii-San tira fuori dalla tasca il telefono e ci mostra la foto di un’incredibile tavola di un manga che lui stesso aveva disegnato oltre 40 anni prima; ci racconta che la storia era basata sui viaggi nel tempo e che in realtà non ricorda molto altro, ma aver visto con i nostri occhi una perla di questo calibro che non era mai stata mostrata è stato incredibile.
Qual è il suo approccio nel creare la trama dei suoi giochi? A cosa non può proprio rinunciare e ritiene che sia sempre importante indipendentemente dall’avanzamento tecnologico?
Il tempo di giocare ad un videogioco oggigiorno è limitato, molto più che in passato, quando ho iniziato a fare questo lavoro. Ma nonostante questo, o forse proprio per questo, penso che sia davvero importante creare storie e personaggi a cui la gente si appassioni. In questo modo, anche se il tempo per giocare è poco, una volta conclusa la sessione i giocatori si ricorderanno di ciò che hanno vissuto.
Dragon Quest I & II HD-2D Remake è in arrivo, e con Dragon Quest XII attualmente in sviluppo rappresentano sia l’origine della saga che il suo futuro. Cosa vede nel futuro della saga?
Non posso dire molto sul futuro della saga purtroppo, ma quello che penso sia davvero importante, a prescindere dall’epoca e dalla tecnologia utilizzata, è avere l’obiettivo di rendere il gioco che si sta creando semplice da capire e piacevole da giocare. I giocatori devono riuscire a percepire le stesse emozioni dei personaggi.
Comunque evolverà la saga in futuro, il mio obiettivo è che rimanga in qualche modo sempre semplice; il cervello dei giocatori ragionava in modo diverso 40 anni fa, in modo molto più semplice, ma adesso non è più così e anche il team deve quindi adattare la formula alle nuove complessità e riuscire ad off nuove produzioni al passo con i tempi.
Sempre parlando di Dragon Quest, la serie si è sicuramente evoluta nel tempo, ma la sua formula originale non è mai realmente cambiata, a partire dall’intramontabile combattimento a turni. Con DQ XII all’orizzonte che sembra possa essere una ventata d’aria fresca per la serie, anche altri aspetti del gioco cambieranno in futuro?
Allora, purtroppo non posso dire molto su DQ XII, che è attualmente in sviluppo, ma posso confermarvi che il team sta pensando a come modificare la formula in modo da adattarla ai tempi moderni, senza però snaturare quello che l’ha resa un grande classico.
Considerando l’evoluzione tecnologica dagli anni 80 a oggi, com’è cambiato il suo approccio al game design per la creazione di mondi di gioco? Quali sono le opportunità nel game design moderno? [Video intervista privata]
Allora, sicuramente la tecnologia moderna porta con se molti vantaggi, è diventato più comodo come lavoro per certi versi, perché comunque il computer riesce ad aiutarti molto e a semplificare le cose. Però in realtà il mio approccio al game design non è cambiato poi molto ed è bene o male sempre lo stesso.
Quello che è davvero cambiato in questi anni in realtà è il rapporto umano; adesso infatti riesco a delegare molto più che in passato e a chiedere la collaborazione delle altre persone che possono svolgere diversi tipi di attività. Questo è quello che mi fa più piacere.

Intervista a Yuji Horii | Conclusione
Dopo aver fatto tutti circa un giro di tavolo con Horii-San, il tempo a nostra disposizione è volto al termine, in quanto il Sensei doveva prepararsi ad altre interviste programmate, tra testate internazionali e perfino la Rai. Io sono rimasto diligentemente ad aspettare la conclusione delle stesse per salutare il maestro e, da collezionista affermato, farmi fare un paio di autografi.
In conclusione, poter passare del tempo con una leggenda del settore nell’ambito della mia intervista a Yuji Horii è stata un’esperienza incredibile, che da sola è valsa il viaggio in quel di Napoli; non vedo l’ora saperne di più su quel Dragon Questa XII che potrebbe davvero rivoluzionaria la saga, e spero ci sarà possibilità di scambiare nuovamente quattro chiacchiere con il Maestro.