Rusty Rabbit Recensione

Purtroppo, Rusty Rabbit è uscito nel peggior momento possibile. Era quasi inevitabile che passasse inosservato, e infatti, a poche settimane dal lancio, sembra che nessuno si sia accorto della sua esistenza. Ci sono diversi fattori che hanno portato a questa situazione: l’assenza di marketing in primis, anche solo per far parlare del gioco, e il fatto che nello stesso mese abbiamo avuto uscite di ben più spessore come l’acclamato Clair Obscur: Expedition 33.

Anche se in ritardo, ho deciso di dare una possibilità al metroidvania sviluppato da NITRO PLUS e pubblicato da NetEase Games. Dopo il rinvio dell’anno scorso, avevo delle modeste aspettative riguardo a questo tiolo e adesso sono qui a parlarvi della mia esperienza in questa Rusty Rabbit Recensione.

Rusty Rabbit Recensione

Due cose mi hanno sorpreso all’annuncio di Rusty Rabbit: la prima, forse la più scontata, è che il coniglio Stamp, protagonista del gioco, è doppiato da Takaya Kuroda, voce iconica di Kazuma Kiryu in Yakuza, oltre ad aver lavorato anche in Promise Mascot Agency nei panni di Michi; la seconda, meno prevedibile, è il fatto che l’immaginario di Rusty Rabbit è stato partorito dalla mente geniale di Gen Urobuchi, conosciuto per lavori del calibro di Fate/Zero, Psycho-Pass e Puella Magi Madoka Magica.

Rusty Rabbit Recensione - Filmati
Alcuni filmati di Rusty Rabbit sono stati creati con immagini statiche dipinte con colori acrilici.

Considerando le figure coinvolte, mi sarei aspettato un prodotto dai toni dark, eppure così non è stato. Le produzioni di Gen Urobuchi sono conosciuti principalmente per i loro toni cupi e repentini colpi di scena, cosa che però non ho ritrovato assolutamente in Rusty Rabbit. Il gioco, al contrario, abbraccia una leggerezza disinvolta, trasformando spesso i dialoghi in siparietti comici. Non che sia un aspetto negativo, sia chiaro, però mi ero già preparato psicologicamente a quelli che potevano essere i plot twist tipici di Gen Urobuchi.

La storia di Rusty Rabbit si svolge in un futuro post-apocalittico dove gli esseri umani hanno abbandonato la Terra a causa di una nuova glaciazione, lasciando ai conigli il ruolo di specie dominante del pianeta. Gli esseri umani, chiamati dai conigli “giganti”, si sono lasciati dietro delle imponenti rovine conosciute con il nome Smokestack Mountain. Considerato sacro, questo luogo è il terreno di avventura dei conigli più intrepidi chiamati con il nome di “cercatori di ruggine”, che si addentrano nelle rovine per scoprirne i segreti.

Tra questi cercatori troviamo anche il nostro protagonista Stamp, conosciuto anche con il nome di Rusty, un coniglio burbero di mezza età che a  bordo del suo fido mech “Junkster”, si avventura nelle profondità di queste rovine alla ricerca di rottami. Il motivo delle sue spedizioni però è un altro: la Smokestck Mountain è anche il luogo in cui la figlia di Rusty è scomparsa.

Mentre Rusty continua le sue ricerche, si imbatte in un gruppo scalmanato di ricercatori che vuole esplorare più in profondità le rovine ma c’è un problema: il gruppo è completamente disorganizzato e inesperto. Chiederanno a Rusty di fargli da guida che rifiuterà prontamente. Nonostante ciò, le loro strade si intersecheranno più volte nel corso della storia, approfondendo alcuni aspetti caratteriali dei personaggi e di Rusty stesso.

La trama si sviluppa in maniera progressiva insieme al mondo di gioco, imbastendo una storia che tocca tematiche come la famiglia, la perdita e anche il fanatismo religioso in alcuni momenti. Però come dicevo prima, lo scambio interlocutorio dei personaggi, tende spesso a sfociare in momenti comici, talvolta anche prolissi per il loro contenuto.

Rusty Rabbit Recensione - Storia
Devo ammetterlo però, alcuni dialoghi mi hanno strappato più di un sorriso.

Un Metroidvania piuttosto standard

Quello che all’inizio credevo si trattasse di un semplice action game a scorrimento laterale si è poi rivelato essere un metroidvania con la presenza di qualche elemento RPG. Il gameplay di Rusty Rabbit si basa sui pilastri classici del metroidvania: esplorazione, combattimento e potenziamento.

Le sezioni principali del gameplay, che vedono protagonista il mech, si svolgono nelle rovine, un ambiente vasto e suddiviso in zone articolate, ma non interconnesse tra loro. La progressione tra i livelli è immediata al completamento di ciascuno, concepiti come unità distinte e non interconnesse da passaggi intermedi; tuttavia, per progredire in alcune aree è necessario visitare altri livelli e raccogliere una chiave particolare, ma la connessione tra i livelli finisce qui.

Le zone sono diversificate, aggiungendo man mano ostacoli sempre diversi e che richiedono armi differenti per essere superati. Scavare i blocchi con la trivella è divertente nel complesso, specialmente quando ce ne sono tanti, ma il fatto che il gioco presenta molti “scalini” lo rendono al tempo stesso frustrante. Il level design dei livelli purtroppo non brilla, con fasi platform davvero mal calibrate, complice anche un sistema di movimento poco preciso… e se in un metroidvania non riesci a dare valore a questo aspetto del gioco significa che c’è qualcosa che non va.

Rusty Rabbit Recensione - Gameplay
I combattimenti sono monotoni, colpa anche della poca varietà dei nemici.

Passando invece all’equipaggiamento, all’inizio avremo a disposizione solamente una trivella semplice in grado di distruggere i blocchi standard del gioco, ma avanzando nella trama sbloccheremo armi più sofisticate e versatili, adatte sia alla distruzione ambientale che al combattimento contro i nemici. Vi parlerò del feeling delle armi più avanti in una sezione dedicata in quanto non mi hanno convinto pienamente.

Contrariamente alle zone, la varietà dei nemici base è scarsa, così come la loro intelligenza artificiale, che si traduce in scontri privi di sfida strategica, oltre ad avere un moveset limitato e ripetitivo. Spesso è sufficiente un attacco diretto per sopraffarli rapidamente, specialmente una volta sbloccate determinate armi. Unica eccezione, sono i nemici volanti, particolarmente fastidiosi e che utilizzano attacchi in picchiata che rendono gli scontri con loro più irritanti che pericolosi.

La stessa critica la possiamo muovere alle boss fight di Rusty Rabbit. Non le ho trovate particolarmente stimolanti e memorabili, cosa che in genere succede all’interno dei metroidvania, ma semplicemente degli scontri passeggeri e ripetitivi. Onestamente, sono rimasto un po’ deluso dalle boss fight, sia per quanto riguarda la loro effettiva sfida e meccaniche di combattimento, sia per il loro design.

L’esplorazione del villaggio

Altro aspetto di questo Rusty Rabbit è il villaggio, una sorta di HUB centrale dove Rusty può fare acquisti o accettare incarichi secondari presso il bar. Gli incarichi si riducono a eliminare un certo numero di nemici e nulla più. Non aggiungono nulla all’esperienza complessiva di gioco, ma ci ricompenseranno con punti EXP extra, monete e anche punti abilità da spendere nell’albero delle abilità (i punti abilità possono essere ottenuti anche livellando).

Far visita al villaggio ogni tanto è utile anche per potenziare il mech. Raccogliendo rottami e nuclei di plasma sparsi per il mondo di gioco, è possibile infatti migliorare le statistiche del Junkster, sbloccare nuove armi e abilità, e personalizzare l’equipaggiamento in base al proprio stile di gioco. Tutto questo però non può essere fatto all’interno dei dungeons, quindi è necessario tornare al villaggio.

Sempre al villaggio, troviamo anche la casa di Rusty, una base operativa dove il coniglio protagonista può prepararsi meticolosamente prima di avventurarsi nei dungeon e personalizzare sia l’aspetto del suo mech che il proprio. La personalizzazione si limita solamente alla colorazione, ma è anche normale non trattandosi di un gioco mech builder.

Qualche incertezza di troppo

Veniamo dunque a ciò che effettivamente mi ha infastidito di questo Rusty Rabbit. Partiamo subito su quello che secondo me è un aspetto piuttosto mal riuscito di questo titolo: il sistema di movimento. L’ho sentito molto pesante e legnoso, specialmente durante i salti, e mi è capitato spesso che il gioco non rispondesse come avrebbe dovuto.

Si tratta, per ovvie ragioni, di un problema grave che mina l’esperienza complessiva di gioco. Già il level design non è dei migliori, se ci aggiungiamo poi dei comandi poco reattivi, ecco lì che l’esplorazione, una parte fondamentale dei metroidvania, si tramuta in un’esperienza a dir poco frustrante. Vi capiterà spesso di cadere nel vuoto e non per colpa vostra!

Riusty Rabbit Recensione - Boss Fight
Le boss fight di Rusty Rabbit sono tediose a causa del sistema di movimento poco preciso.

Con comandi del genere non solo l’esplorazione ne risente, come già evidenziato, ma anche il sistema di combattimento si rivela impreciso e frustrante. A ciò si aggiunge un evidente difetto nella gestione delle hitbox nemiche, con la spiacevole conseguenza di mancare ripetutamente i bersagli a distanza ravvicinata e, al contrario, di essere colpiti inaspettatamente da distanze apparentemente sicure. Un tale livello di imprecisione è difficilmente giustificabile secondo me, soprattutto considerando il tempo di sviluppo a disposizione, incluso il rinvio dell’uscita.

Conclusione

Dalla casa con mascotte Super Sonico mi sarei aspettato certamente qualcosa di più. Rusty Rabbit è un metroidvania standard, piuttosto basilare e che presenta diversi difetti su più fronti. Il gameplay è un mix che mescola il genere action a scorrimento laterale con pochissimi elementi RPG del tutto irrilevanti; mi sento comunque di spezzare una lancia a favore del sistema scavo, che si è rivelato particolarmente appagante e divertente, soprattutto quando ci si trova di fronte a vaste aree di blocchi distruttibili.

La storia ha degli spunti interessanti, ma che risulta molto meno incisiva rispetto ai precedenti lavori di Gen Urobuchi. Il tono è molto più leggero, con molte gag all’interno dei dialoghi, e questo magari potrebbe risultare ridondante durante la progressione della storia. Il doppiaggio giapponese è invece fenomenale, ma non mi aspettavo diversamente. Rusty Rabbit non è localizzato in italiano, ma l’inglese presente non è così avanzato, e si riesce a seguire la storia senza alcun problema.

In definitiva, Rusty Rabbit è un’esperienza agrodolce. Pur intravedendosi sprazzi di potenziale in alcune meccaniche, le evidenti carenze nel sistema di movimento e combattimento ne minano la godibilità complessiva, relegandolo a un titolo da affrontare con leggerezza. Siate consapevoli che il gioco è lontano dall’essere perfetto!

Nel caso voleste provare Rusty Rabbit, lo trovate a un prezzo stracciato presso questo link (PC Steam).

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