Parlare di Amerzone The Explorer’s Legacy per un amante delle avventure grafiche punta e clicca equivale per forza di cose a spendere qualche parola per ricordare il suo ideatore Benoît Sokal, fumettista, autore e artista videoludico a tutto tondo, venuto a mancare nel 2021 dopo una lunga malattia.
Come molte altre persone che si sono avvicinate al mondo videoludico in ambiente PC tra la fine degli anni 90 e i primi anni 2000, ho fatto la conoscenza di questo eccezionale creativo belga grazie alla sua collaborazione quasi esclusiva, con l’eccezione di Paradise del 2006, con i francesi di Microids e grazie al successo di Syberia (2002).
La carriera videoludica di Sokal, e il suo legame con l’azienda francese, è iniziata però prima, con l’uscita di Amerzone The Explorer’s Legacy (1999) di cui ha curato quasi tutta la parte artistica, ispirandosi a un’altra sua creazione: l’albo “L’Amerzone” della serie Ispettore Canardo (in Italia “Ispettore Anatroni”, ndr).
L’uscita di Syberia The World Before del 2022 (qui la nostra recensione) ha rappresentato il lascito artistico dell’autore belga ma mancava ancora qualcosa per tributare il suo grande contributo al genere delle avventure grafiche e al successo di Microids. Non stupisce dunque che la casa francese, in accordo con gli eredi di Sokal, abbia deciso di rilanciare Amerzone The Explorer’s Legacy.
Si tratta di un remake a tutti gli effetti, e non solo grafico come vedremo, che punta a commemorare, oltre che l’artista a cui se ne deve la creazione, anche i 25 anni dalla sua uscita, seppur con un ritardo di pochi mesi rispetto ai piani iniziali.

Amerzone The Explorer’s Legacy Recensione
Il sogno di ogni aspirante giornalista è quello di fare uno scoop o un reportage in grado di avviare una carriera di successo. Tuttavia, la maggior parte delle volte è necessario fare una grossa gavetta, come nel caso del protagonista di Amerzone – The Explorer’s Legacy.
Quale migliore occasione, dunque, se non quella di intervistare il controverso professor Alexander Valembois per conto della rivista di viaggi Mondial Magazine? Genio per alcuni ma ciarlano per altri, Valembois è uno dei pochi ad aver visitato la misteriosa nazione sudamericane dell’Amerzone nel 1932.
Ma nella data del 16 ottobre 1998 questa semplice intervista, per colmare lo spazio vacante della rubrica “Geografia”, trasforma la vita del nostro anonimo protagonista portandolo, attraverso un viaggio tutt’altro che banale, a rimediare a un errore commesso da Valembois 60 anni prima e a scoprire il segreto dei “grandi uccelli bianchi” dell’Amerzone.
Senza svelare colpi di scena e segreti relativi alla trama di Amerzone The Explorer’s Legacy posso però dire che il lavoro di scrittura fatto da Sokal e Microids è, ovviamente, uno dei punti forti del gioco, insieme all’atmosfera generale e ad alcuni enigmi degni di nota.

Un punta e clicca di altri tempi
Quando si crea un remake/tributo il rischio è di conservare alcuni aspetti che oggi potrebbero risultare anacronistici. Amerzone The Explorer’s Legacy non fa eccezione, conservando una struttura visuale che ricorda l’originale: un’avventura grafica in prima persona, con schermate statiche in 3D pre-renderizzato, e in cui l’interazione punta clicca si limita ad alcuni oggetti, documenti e allo spostamento tra un quadro e l’altro.
Questa componente, seppur tirata a lucido, e alcuni enigmi sono rimasti invariati ma Microids ha fatto un grosso lavoro per estendere il gameplay di un titolo che nel 1999 poteva essere completato in una manciata di ore e che adesso presenta diverse nuove sezioni per tutti e 7 i capitoli che compongono il gioco.
Dunque ci troveremo principalmente a scoprire indizi sui misteri dell’Amerzone dalla ricerca di documenti e dall’interazione con oggetti specifici, alcuni dei quali da inserire nell’inventario per essere utilizzati in determinate situazioni o per la risoluzione degli enigmi. Anche osservare un oggetto svela ulteriori dettagli e sblocca nuove informazioni per comporre il quadro della storia scritta da Sokal.
Purtroppo sarà difficile, nonostante l’introduzione della mappa con gli spostamenti rapidi, non trovare fastidioso il potersi muovere esclusivamente per quadri di gioco, dovendo cercare i punti interattivi guardandosi attorno. Fortunatamente la risoluzione dei principali enigmi, non troppo complessi ma comunque originali e impegnativi al punto giusto, fanno dimenticare i limiti dettati dalla scelta artistica che caratterizza il gioco.

Molte altre interazioni, di contro, saranno piuttosto semplicistiche e quasi inserite per allungare l’esperienza di gioco. Amerzone – The Explorer’s Legacy può essere completato tra le 6 e le 8 ore, raggiungendo probabilmente la dozzina di ore in caso di una seconda run per completare al 100% il gioco (qualora si sia perso un obiettivotrofeo per strada).
Amerzone The Explorer’s Legacy in una nuova veste
Naturalmente, oltre a limare il gameplay e migliorare la user experience, Microids ha fatto un gran lavoro sul versante grafico tramite Unity. Senza doversi preoccupare di accontentare i puristi dei 60 fps, è stata resa giustizia alle varie location di gioco, su cui spiccano quelle esotiche, in cui ripercorrere le tracce di Valembois.
Nonostante i limiti esplorativi dello spostamento per scene di gioco, gli ambienti ora sono ricchi di movimento e vita, e impreziositi da gradevoli effetti di luci e ombre, garantendo anche degli scorci mica male. La trasformazione di Amerzone è stata ben riassunta da un breve teaser diffuso da Microids circa un mese fa.
Anche sul versante sonoro è stato fatto un gran lavoro per dare maggiore vitalità a quegli stessi ambienti di gioco che 25 anni fa erano davvero silenziosi e immobili. Non potevo non citare la nuova colonna sonora realizzata da Inon e Ori Zur che presenta un bel main theme e anche altre tracce interessanti seppur facilmente dimenticabili.
E il doppiaggio? Nuovo di zecca, almeno in lingua inglese, ma non così ispirato. Si è dunque perso l’audio in italiano che caratterizzava Amerzone nel 1999 ma si è guadagnato in termini di adattamento di sottotitoli e di testi, tutti davvero ben scritti.

C’è un po’ di Syberia in Amerzone
Amerzone remake conserva senza dubbio alcuni elementi che ricordano Syberia. Sia in quell’alone steampunk che caratterizza la tecnologia creata da Valembois sia in alcuni enigmi, seppur più grezzi rispetto a quelli delle avventure di Kate Walker. Che dire poi degli easter egg disseminati qua e là? Una gradita aggiunta, e non solo a tema Sokal.
In generale, Microids è riuscita a tributare degnamente il primo lavoro di Benoît Sokal, ampliando un gameplay che in origine era davvero ristretto e donando un nuovo impatto visivo e auditivo grazie all’impegno profuso nell’opera di ricostruzione. Tuttavia Amerzone – The Explorer’s Legacy continua a presentare dei limiti che oggi si notano molto più che 25 anni fa.
Su tutti la peculiarità di avventura grafica in prima persona in cui muoversi per scene predefinite e non liberamente. Seguono poi certi enigmi, spesso troppo banali e che danno l’idea di semplici riempitivi in attesa di arrivare al culmine del capitolo. Un esempio è rappresentato dalle trasformazioni del mezzo di trasporto Hydraflot: quasi sempre poco intriganti.
La forza di Amerzone The Explorer’s Legacy risiede nel resto negli enigmi principali e, soprattutto, nella sua storia nella quale ruotano alcuni dei personaggi davvero interessanti. Figure strampalate ma allo stesso tempo geniali e altre molto più tragiche, caratterizzate da una zona grigia di malinconia, con in testa proprio Valembois.
Certamente la scomparsa di Sokal ha lasciato un grande vuoto in casa Microids e difficilmente si riuscirà a rimpiazzare la sua figura. Tuttavia con il remake di Amerzone – The Explorer’s Legacy è possibile apprezzare nuovamente il suo stile unico e la sua visione di gioco, ma da una prospettiva rinnovata e che, a prezzo budget, vale la pena di provare.