Attualità
Educazione sessuale, il divieto della Camera per medie e primarie
La Commissione Cultura della Camera ha approvato un emendamento che vieta qualsiasi attività didattica o progettuale relativa all’educazione sessuale per l’infanzia, la primaria e ora anche la secondaria di primo grado. La norma, firmata dalla deputata leghista Giorgia Latini e inserita nel disegno di legge Valditara, arriva in un momento in cui i dati indicano una crescente esposizione degli adolescenti a comportamenti sessuali a rischio senza adeguato supporto educativo.
Secondo l’Osservatorio Giovani e Sessualità 2025, realizzato da Durex e Skuola.net su oltre quindicimila ragazzi tra undici e ventiquattro anni, quasi un adolescente su dieci ha il primo rapporto sessuale prima dei tredici anni. La metà degli adolescenti non parla mai di sesso o contraccezione in famiglia, mentre il 14,5% considera la sessualità un argomento proibito tra le mura domestiche. L’uso regolare del preservativo è crollato al 45,4%, con percentuali più basse tra undicenni e tredicenni, proprio la fascia ora esclusa dalla normativa.
Save the Children evidenzia che appena il 47% degli adolescenti ha ricevuto educazione sessuale a scuola, con valori inferiori al Sud e nelle Isole. Nonostante questo, la richiesta di formazione strutturata resta elevata: l’88,9% dei ragazzi e il 78,6% dei genitori vorrebbero percorsi di educazione sessuale inseriti nei programmi scolastici, con il 45% favorevole all’inizio già dalle medie.
Per le scuole secondarie di secondo grado, le attività sull’affettività richiedono ora l’informazione dettagliata alle famiglie e il consenso scritto obbligatorio. Chi non firma esclude il figlio dall’attività, creando possibili discriminazioni. La selezione degli esperti esterni passa attraverso il collegio docenti e il consiglio d’istituto, limitando l’autonomia scolastica e complicando la collaborazione con le Aziende Sanitarie Locali.
La norma ha scatenato un acceso dibattito politico. Le opposizioni, tra cui Irene Manzi del Partito Democratico e l’europarlamentare Alessandro Zan, denunciano un ritorno al passato e un rischio di disinformazione per i ragazzi. Il governo e i relatori leghisti, come Rossano Sasso, difendono la misura come tutela delle famiglie e prevenzione di presunti tentativi di indottrinamento ideologico. Il provvedimento evidenzia la frattura tra chi considera la scuola un luogo di formazione anche su relazioni e identità e chi intende proteggerla dall’ingerenza educativa sul tema della sessualità.
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