Attualità
«Cartelli sui sentieri solo in tedesco», in Alto Adige non vogliono gli italiani?
Si riaccende il dibattito sul bilinguismo nella cartellonistica escursionistica dell’Alto Adige: diverse zone turistiche e sentieri montani, tra cui il Renon, la Val Pusteria, San Genesio e l’Alta Val di Non, mostrano cartelli esclusivamente in tedesco, segnalando una violazione persistente del principio del bilinguismo previsto dallo Statuto di Autonomia
Pratiche monolingue messe sotto accusa
Il CAI Alto Adige ha denunciato come numerose sezioni dell’Alpenverein Südtirol, associazione escursionistica di lingua tedesca, non rispettino le regole di segnaletica bilingue in percentuali significative: “rispetta la regola nell’80%, ma in alcune zone salta completamente” afferma il presidente Zanella .
Davanti a cartelli di pericolo o indicazioni utili scritti solo in tedesco, il consigliere Tritan Myftiu parla di tentativo “di farti sentire straniero in patria”, sottolineando come questa situazione possa mettere a rischio i turisti italiani inesperti nei sentieri di montagna .
Un appello politico e la denuncia del disservizio
Alessandro Urzì, consigliere provinciale di Fratelli d’Italia, ha presentato un’interrogazione alla Giunta provinciale di Bolzano chiedendo il ripristino della doppia lingua sui cartelli nei sentieri e ha invitato cittadini e escursionisti a segnalare i casi di violazione tramite email ufficiale, accompagnati da foto, per attivarne il controllo politico e legale.
Le controrepliche dell’Alpenverein Südtirol
Il presidente Georg Simeoni dell’Alpenverein ha minimizzato le accuse, definendo la situazione per certi casi dovuta a necessità tecniche — come la scarsità di spazio nei pannelli — e affermando che solitamente l’indicazione italiana sarebbe presente su un cartello diverso, magari poco distante.
Con sarcasmo ha aggiunto: “Se ora arrivano i turisti cinesi, metteremo i cartelli in cinese?”, negando ogni intenzionalità discriminatoria e rimarcando l’adesione agli accordi sul bilinguismo precedentemente firmati .
Una questione storica ancora irrisolta
Il tema non è nuovo: fin dagli anni Novanta si susseguono polemiche sulla toponomastica e segnaletica in Alto Adige. In molte vallate, l’uso esclusivo del tedesco — spesso anche per informazioni generiche come “malga”, “rifugio” o “cima” — ha alimentato tensioni tra comunità linguistiche e attori istituzionali .
Negli ultimi anni furono pianificati piani per sostituire i cartelli monolingui: un accordo del 2012 prevedeva la rimozione graduale dei segnali solo in tedesco in favore di versioni bilingue, con il contributo economico della Provincia. Tuttavia, episodi di vandalismo – con cancellature delle scritte italiane – e scarsa implementazione hanno ostacolato il progresso effettivo .
La polemica sui cartelli escursionistici scritti solo in tedesco in Alto Adige non è una mera disputa linguistica, ma una questione di sicurezza, inclusione e rispetto delle normative. Il bilinguismo non è solo un principio istituzionale, ma una garanzia concreta per la fruibilità dei sentieri da parte di tutti, residenti e turisti.
Negli occhi della comunità emerge il rischio che una montagna dell’accoglienza possa trasformarsi in una barriera linguistica, a meno che le istituzioni e le associazioni escursionistiche non escano dall’immobilismo e agiscano concretamente.
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