Economia
Il sistema pensionistico italiano le novità per il 2025: riforme e prospettive
Il 2024 è stato un anno di navigazione a vista per il sistema pensionistico italiano, con la conferma dei canali di flessibilità in uscita esistenti come l’Opzione donna, Quota 103 e Ape sociale, accanto ai canali strutturali della pensione di vecchiaia e pensione anticipata. L’Opzione donna è stata ridimensionata, mentre per Quota 103, che richiede 62 anni di età e 41 anni di contributi, si è passati al ricalcolo integralmente contributivo, risultando poco conveniente e quindi scarsamente utilizzata, con solo 1.600 domande nel 2024. La previdenza complementare, anch’essa, ha vissuto un anno di mantenimento, senza grandi novità, in attesa di possibili modifiche.
Per il 2025, la Legge di Bilancio prevede la proroga delle misure già esistenti, come Opzione donna, Ape sociale e Quota 103, con un piccolo miglioramento degli incentivi per il posticipo del pensionamento. Una novità riguarda le pensioni di vecchiaia per le donne con calcolo contributivo, dove il limite massimo di riduzione dell’età pensionabile per ogni figlio verrà elevato da 12 a 16 mesi, a beneficio delle lavoratrici con quattro o più figli. Anche i coefficienti di trasformazione in rendita, che aggiornano il valore delle pensioni, verranno modificati dal 1° gennaio 2025, portando a un effetto riduttivo sulle pensioni.
In ambito di previdenza complementare, a partire dal 1° gennaio 2025, sarà possibile computare, per il raggiungimento dell’importo minimo mensile dell’assegno sociale, anche il valore di una o più prestazioni di rendita erogabili da forme di previdenza complementare. Inoltre, la previdenza complementare potrà contribuire al raggiungimento della soglia per accedere alla pensione anticipata contributiva, un’opportunità che riguarda i lavoratori con sistema interamente contributivo che abbiano almeno 64 anni di età e 20 anni di contributi. L’aggiornamento delle regole per la pensione anticipata contributiva porterà anche a una modifica dei requisiti dal 2025, con la necessità di almeno 25 anni di contributi e 30 anni dal 2030.
Il sistema pensionistico italiano si prepara, quindi, a considerare sempre più la previdenza complementare come un elemento fondamentale per integrare la pensione di base e supportare la flessibilità del sistema. Tuttavia, restano delle problematiche, come la necessità di rivedere il limite di deducibilità dei contributi, fermo dal 2000 a 5.164,57 euro, e la tassazione sui rendimenti, che dovrebbe essere posticipata al momento dell’erogazione della prestazione, come avviene in molti altri Paesi europei.
Il 2025 potrebbe portare a un restyling strutturale della previdenza complementare, sempre più necessaria come strumento di integrazione e diversificazione del rischio previdenziale, ma la riforma continua a essere un tema delicato e complesso, con molte sfide ancora da affrontare.
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