Attualità
Il “passaparola” silenzioso delle montagne

Tra i crinali e le valli del Nord Italia, dove il fragore dei cannoni non poteva arrivare, i partigiani si affidarono a un linguaggio segreto inciso nella pietra, nel legno e perfino nel vento. Ogni rifugio diventava un nodo di una rete invisibile, capace di trasmettere messaggi vitali senza bisogno di radioscopi o codici cifrati su carta. Bastava uno sguardo attento ai gesti più semplici: una pietra spostata all’ingresso indicava “avanzata nemica”, mentre una candela accesa su un davanzale, nella lunga notte alpina, segnalava “rifugio sicuro”.
Il metodo più sorprendente era però il “messo della biancheria”: ai fili tesi tra due alberi, i panni non venivano stesi a caso. Una camicia appesa a testa in giù voleva dire “allarme”, un paio di calze bianche spiegazzate stava per “tutto chiaro”, e un fazzoletto annodato confermava “pronti alla partenza”. Così, un messaggero poteva attraversare sentieri impervi senza pronunciare una parola, contando sulla fedeltà di chi, un chilometro più avanti, avrebbe saputo interpretare quel codice di gesti.
Spesso era una donna a percorrere questi itinerari, attraversando passo dopo passo l’eco dei boschi. I suoi occhi controllo‑ vano ogni gesto: notava se la candela tremolava, se la pietra era stata graffiata o se un rametto era spezzato in un modo inconsueto. Quel “passaparola” non era soltanto un modo per farmi strada: era la linfa che teneva uniti i gruppi, permettendo loro di coordinare imboscate, ritiri strategici e soccorsi ai feriti. Il segreto delle montagne sopravvive ancora oggi nei ricordi degli anziani e nei monumenti che ritroviamo lungo i sentieri. Spesso, una piccola pietra leggermente spostata o un vecchio filo da bucato teso fra due tronchi accompagnano il pellegrino, come se il passato volesse ancora parlare con chi attraversa quelle gole. Quel linguaggio di gesti e di silenzi rimane un’eredità preziosa: insegna che la resistenza non è fatta solo di armi, ma di ingegno, fiducia e rispetto per il territorio, dove anche il più piccolo segnale diventa voce di libertà.
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